Con lo stop del Pallone d’Oro entreremo in un’altra epoca

Date: 27th July 2020 at 3:25pm
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Lo stop forzato che ha bloccato il calcio mondiale per diversi mesi continuerà a fare sentire i propri effetti anche nel resto del 2020 e oltre: la decisione di sospendere il Pallone d’Oro per l’anno in corso può diventare uno spartiacque storico, che chiude in anticipo un’epoca calcistica forse irripetibile.

Quando il riconoscimento di France Football verrà nuovamente assegnato, nel 2021, non si parlerà soltanto della prima edizione del premio post-lockdown, già di per sé altamente simbolica, ma forse anche del primo calciatore in grado di rompere il duopolio di Messi e Cristiano Ronaldo, che dura ormai da 11 anni.

Abbiamo già parlato delle inevitabili conseguenze che i recenti avvenimenti avranno sul valore di mercato dei calciatori, su un’anomala finestra di mercato a cavallo tra settembre e ottobre e di riflesso sulle scommesse calcio*. Gli effetti sul campo da gioco sono però persino più evidenti: stiamo assistendo alle cinque sostituzioni (qualcuno magari chiederà di tenerle?), alle coppe europee modificate ad hoc e, prossimamente, dovremo prepararci a uno scontro tra due generazioni, ognuna spinta da forti motivazioni.

Nelle prime settimane successive alla ripresa, la vecchia generazione ha dato prova della propria voglia di non abdicare. Abbiamo visto Messi diventare pichichi della Liga, Benzema trascinare il Real Madrid a un titolo significativo, Ronaldo raggiungere i 30 gol in Serie A e Lewandowski riprendere come se la pausa non fosse mai esistita. Sono i protagonisti che ci accompagnano da anni, ma che nonostante l’evoluzione del gioco sono riusciti a reinventarsi e rimanere all’apice, dimostrandosi interpreti a tutto tondo di quello che è e sarà il calcio moderno, naturalmente anche grazie a loro.

Mentre questa era apparentemente irripetibile prendeva forma, la nuova generazione osservava e studiava, senza però rassegnarsi all’idea di non poter alzare ulteriormente l’asticella, scacciando così il rischio di un complesso d’inferiorità. Oggi siamo di fronte a un gruppo di giocatori affamati e talentuosi, figli di un’epoca in cui il potere fisico e il gesto tecnico non sono più alternative ma vanno a braccetto, definendo il calciatore completo per eccellenza.

A capo di questa classe di talenti c’è senza dubbio Kylian Mbappé, così precoce da sembrare un veterano, e pronto a riprendersi il campo di cui la pandemia l’ha privato in un’inedita Champions League estiva. Insieme a lui, a chiedere il passaggio di testimone alla vecchia generazione ci sono stelle del calibro di Haaland, Sancho, Kai Havertz e Rashford, ma anche Alphonso Davies, Alexander Arnold e De Ligt, a dimostrazione del fatto che, in un calcio sempre più veloce e intenso, lo spettacolo offerto da un difensore a suo agio in ogni parte del campo vale come la giocata di un attaccante.

Saranno loro, una volta terminata questa parentesi estiva, a riportarci alla normalità, cavalcando quella scia di talento che non accenna a sbiadire neanche dopo 10 anni. Se Messi e Ronaldo hanno anticipato il futuro, la nuova generazione ci dimostrerà che non c’è alcun motivo per tornare indietro.

 

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